Un nuovo viaggio che ci porterà lontano. Il check-in questa volta lo facciamo in una delle anime più tradizionali della Toscana enoica: Chianti Classico Docg. Questo vino può rappresentare una delle espressioni più autentiche e genuine del Sangiovese. Un Chianti, a prescindere dalla sua generica fama internazionale, può avere declinazioni e interpretazioni diverse, a volte contrastanti: nella sua versione superiore abbraccia vasti territori, tanto che il disciplinare indica come sottozone il Classico, i Colli Aretini, i Colli Fiorentini, i Colli Senesi, le Colline Pisane, Montalbano, Montespertoli e Rùfina. Un’area molto estesa, ricca di biodiversità e microclimi, che rendono obbligatoriamente vini di identità differenti. Ma tentiamo di tratteggiare un’immagine tacitiana del Chianti Superiore: viene in mente subito la freschezza e la franchezza, poi un’esplosione di aromi fruttati, intensi, di ciliegia rossa matura, ma anche un sottobosco selvatico, avvolgente e speziato. Grazie ad una struttura importante, persistente ma mai troppo esuberante, è da sempre il grande vino di abbinamento alle carni rosse toscane.
Ma noi siamo in viaggio e abbiamo deciso di puntare a Est, di arrivare fino alla lontana Cina. Una grande Anatra alla pechinese, una delle preparazioni più rinomate dell’eterogeneo mondo culinario orientale, è il nostro obiettivo. Spesso siamo abituati a pronunciare quel nome con sufficienza, come se fosse facile degustare in Italia una vera Anatra alla pechinese. Bisogna tornare alle origini, ai lenti e affascinanti gesti che sono necessari per cucinare alla perfezione l’Anatra: appesa, arrostita lentamente, gonfiata con maestria per ottenere una pelle croccante e lucida. L’aroma dei legni del fuoco donano alle carni toni affumicati. A fine cottura le fibre ancora umide dell’Anatra svelano una succulenza ematica e fruttata.
L’assaggio è pura delizia, l’abbinamento con il Chianti Superiore assolutamente convincente.
Toscana/Cina andata e ritorno.